Nodo del Gallitello e mobilità a Potenza

“Un’opera che non risponde alla nostra idea di mobilità rispetto alla quale manca progettazione e visione”

Potenza, 18 maggio 2016 - “Il nodo del Gallitello si è sciolto ma non quello della mobilità a Potenza, rispetto alla quale manca ancora progettazione e visione”. E’ il commento del Circolo Legambiente di Potenza sull’inaugurazione del famoso nodo complesso del Gallitello nel capoluogo lucano. “Ci auguriamo che il nodo assolva al compito al quale è preposto e riesca davvero a snellire il traffico di automobili in città – afferma il presidente del Circolo, Vittorio Rosa – ma sicuramente non sarà quest’opera a risolvere i vari problemi che da sempre riguardano la mobilità a Potenza.  Il nodo non risponde alla nostra idea di mobilità sostenibile rispondendo esclusivamente alla domanda di come far circolare meglio le automobili in città. La priorità, invece, è esattamente il contrario: indirizzare le risorse verso una riorganizzazione e progettazione della mobilità nel tentativo di ridurre l’uso dei mezzi motorizzati privati a favore del trasporto pubblico locale”.

Potenza,  come è noto, è la città con il maggior tasso di motorizzazione con 72 automobili ogni 100 abitanti. Un dato da anni evidenziato dal rapporto Ecosistema urbano della Legambiente e che non tende a diminuire, pur nell’alternanza delle poltrone. Un problema, dunque, che riguarda tanto la politica di governo quanto la cultura del cittadino, due strade che dovrebbero procedere in modo parallelo e incrociarsi. Le conseguenze dal punto di vista ambientale e di qualità della vita dei cittadini non sono da sottovalutare. Sebbene a Potenza non si evidenzino particolari problemi di smog con i parametri ancora al di sotto della norma, come mostrato dal monitoraggio dell’aria e del suono del Treno Verde a Potenza lo scorso mese di aprile, si registra un superamento dei decibel specialmente in prossimità delle scuole.

Questa la ricetta dell’associazione per un piano della mobilità che rispecchi davvero la domanda dei cittadini: lavorare su una nuova analisi dei bisogni coinvolgendo attivamente la società civile attraverso dei questionari  sul modello di quanto avvenuto a Ferrara e sul risultato organizzare i flussi. Il passo successivo è quello di attivare, sulla base dei risultati, serie politiche di mobilità sostenibile: zone a traffico limitato, un incremento del costo del parcheggio a raso attualmente ancora gratuito, aumento delle isole pedonali, dotarsi di un Mobility manager studentesco (obbligatorio dal prossimo anno) e lavorare in tandem con la scuola per cominciare a razionalizzare gli spostamenti casa/scuola e istituzionalizzare lo già sperimentato Pedibus (la carovana di bambini che si sposta a piedi nei tragitti casa/scuola e viceversa) dallo stesso Circolo. 

“L’errore – continua Rosa – è investire in opere faraoniche per le auto dimenticando completamente l’utenza debole e chi sceglie di spostarsi quotidianamente in maniera differente. Non è affatto un caso, infatti, che la fascia di età che predilige l’uso dell’automobile è quella tra i 18 e i 65 anni, praticamente tutti coloro che possono guidare. I mezzi pubblici riguardano appunto le fasce più deboli: studenti, anziani e pendolari. E’ quindi proprio su quella fascia su cui bisogna insistere e lavorare per favorire un cambiamento culturale. Alla stesso modo – conclude il presidente del Circolo -  va presa in considerazione la forte domanda dal basso di mobilità ciclabile, possibile grazie alla pedalata assistita, e che vede un gruppo sempre crescente di persone usare quotidianamente la bicicletta”.

 

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